
di Walter Siti
[Questo articolo di Walter siti è apparso nel quotidiano Domani il 19 febbraio 2021. L’illustrazione è di Doriano Strologo. Preleva l’articolo in pdf].
Mario (a parte le saltuarie emergenze della cronaca) è un nome generico, più nome comune che nome proprio, quasi fosse Tizio o Caio (o il proverbiale Mario Rossi).
Nel romanzo Le ripetizioni (Marsilio) il protagonista Mario non ha un cognome; quando viene descritta una sua fotografia, si descrive una foto piuttosto nota del suo autore, Giulio Mozzi, scattata dal fotografo degli scrittori Basso Cannarsa; anche Mario, come Mozzi, ha pubblicato in cinque anni tre libri di racconti, anche lui vive a Padova; Mario ha lavorato come impiegato in un ufficio sindacale, ha una doppia o tripla vita, è sessualmente perverso: Mario non è Giulio Mozzi.
Le ripetizioni è un romanzo maledetto e sarà difficile perfino per i critici più strenuamente benintenzionati spremerne un «messaggio positivo». Nulla autorizza i lettori, anche se qua e là ne avrebbero una gran voglia, a considerare semplici incubi le scene più intollerabili di sesso e violenza: stilisticamente e razionalmente godono del medesimo statuto di realtà di tutti gli altri episodi della vita di Mario e vengono descritte con la medesima esattezza realistica – la perversione, l’indifferenza, «la propria assenza da sé stesso» sono parte integrante della biografia di Mario come lo sono delle ossessioni di Mozzi.
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