“Un capolavoro che narra le vite che non evolvono”

di Tina Guiducci

[Questo articolo è apparso nella Gazzetta di Mantova il 29 gennaio 2021. L’articolo in pdf].

I personaggi del romanzo hanno straordinarie capacità ma volutamente si opacizzano come pure i fatti narrati tornano a un binario morto. Giulio Mozzi arriva a pubblicare il suo primo romanzo dopo 23 anni di lavoro, numerose raccolte di racconti, una brillante carriera di consulente editoriale, almeno un paio di generazioni di aspiranti scrittori indirizzati verso la loro passione. Cosa aspettarsi, quindi? Né più né meno un capolavoro, e Le ripetizioni lo sono. La poetica di Mozzi si palesa dalla prima pagina, dove par che dica al lettore: sei un prescelto, preparati a riconoscere citazioni e rimandi dei miei autori più amati, preparati a una storia che comincia molto dopo il primo capitolo, a incontrare personaggi che hanno uno straordinario potenziale (si potrebbe far una collana di romanzi per ciascuno di loro) ma che non evolvono anzi, più ne racconto più si opacizzano, i loro tratti si mescolano; infine troverai un menù così speziato che i vecchi racconti “cannibali”, in cui sangue, sesso, paura e violenza finivano in un gran bollito splatter, qui ritornano e paiono per un attimo di nuovo veri (come ai tempi sembravano).

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