“Ci si può salvare ‘ripetendo’?”

di Grazia Calanna

[Questa intervista a cura di Grazia Calanna è apparsa nel quotidiano La Sicilia il 5 marzo 2021. L’articolo originale. Qui sopra, un “ambiente illusorio” di Peter Kogler].

«Tu non mi hai mai guardata, papà, e io ci ho messo un bel pezzo della mia vita fino adesso per accorgermene, e adesso che me ne sono accorta – da quel bel po’ che me ne sono accorta – devo sempre ripetermelo, che tu non mi hai mai guardata. Perché io ti ho voluto tanto bene, papà, io ti ho amato, lo sai, questo sì che lo sai, e così, dire, anche solo dirmelo da sola, che tu non mi hai mai guardata, è una cosa che devo imparare a fare, che non mi viene ancora facile ( … )». Un passo scelto per noi dal medesimo autore, Giulio Mozzi, dal suo primo romanzo, Le ripetizioni, pubblicato da Marsilo. Un’ invenzione, riuscitissima, concepita per “costringere il lettore” a restare con lo scrittore “fino alla visione che chiude il romanzo” , quella per cui – parola/e di Mozzi -, il tutto è stato scritto (per arrivarvi). I personaggi “non esistono” e, conveniamo, la protagonista è la “relazione tra i personaggi” da intendere come “amore insufficiente, e decaduto – fatalmente, sembra – in legame di dipendenza/dominio”.

Sin dal capitolo d’ apertura, (una sorta di prova di resistenza del lettore), Le ripetizioni offre prosa vertiginosa, cocente letterarietà, omaggi, per non parlare dello stile (con chi poi!), ma la specie attuale ha, per mezzo della scrittura, “qualche chance effettiva d’immortalità”? Ci si può salvare “ripetendo”?

Non m’interessa l’immortalità; mi interessa la rinascita. Mario è uno che di fronte al quadro dipinto dal suo amico, il Gas, il Grande Artista Sconosciuto, che è una luminosissima rappresentazione della nascita, lì per lì vacilla, sta quasi per tuffarcisi dentro, ma poi si ritira e comincia ad almanaccare come un Nicodemo qualsiasi: “Come può rinascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo della propria madre e rinascere?”. La risposta è, ovviamente, “Sì, può, anzi: gli è indispensabile” ; ma Mario non ci arriva, non lo sa. Eppure potrebbe saperlo. Lo sa, ma non se lo ammette. Tutto è disposto a ‘ripetere’ , Mario, tranne l’atto della nascita.

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