“Un’incompiutezza che è poco più di un sogno, e forse è tutto”

di Lorenzo Marchese

[Questo articolo di Lorenzo Marchese è comparso nei quotidiani Il Tirreno e La nuova Ferrara il 13 febbraio 2021. In alto: La cura dell’upupa, di Beatrice Pasquali].

Ecco un libro che si candida a essere la novità più strana della letteratura italiana del 2021 (campo in cui l’aggettivo, a differenza che nel mondo reale, ha quasi solo risonanze positive). Non ha molto per colpire al primo sguardo, perché non ci aggredisce con l’urgenza della cronaca o del “tema forte”, non ci ricatta con la vita vissuta, non dà appigli per le polemiche. Al contrario, la sua atmosfera è quella, rarefatta, delle cose senza nome proprio, delle abitudini che non s’imprimono, della vita interiore che, tendenzialmente, scorre senza lasciare tracce sulla pagina. Il 17 giugno di chissà quale anno in cui è ambientata la storia ci aiuta a capirlo: è il giorno dopo il “Bloomsday” (16 giugno), termine con cui si indica la data di ambientazione di Ulysses di James Joyce. Il capolavoro dello scrittore irlandese, uscito nel 1922, parlava di una giornata qualsiasi dei protagonisti Stephen Dedalus e Leopold Bloom a Dublino, nel 1904: lo faceva scomponendo quasi ogni sequenza, ogni impressione, in una caleidoscopica varietà di stili e punti di vista, fino a rasentare l’incomprensibilità, e ponendosi a pietra di paragone per ogni estremismo stilistico a venire. “Le ripetizioni” allude a quell’epica dell’ordinario, ma ne rovescia le premesse: si fa capire perfettamente, con la sua lingua piana e comunicativa, persino, a tratti, aggressivamente didascalica; senza essere incomprensibile, tuttavia, è oscuro. La sua difficoltà, che nasce dalla rimozione di nessi logici evidenti fra le quarantuno storie convocate a formare quest’opera, stimola l’immaginazione del lettore. Chi è Mario, il protagonista di mezza età che vive a Padova, lavora con la scrittura e si sposta in tutta Italia per lavoro? In che rapporto sono le sue esperienze passate con i suoi comportamenti presenti (se pure riusciamo a capire quale sia l’“oggi” di Mario)?

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