“Una inusuale declinazione del concetto di passione”

Il 26 dicembre 2020 Emanuela Canepa, scrittrice, collega nella Bottega di narrazione, e amica, ha pubblicato in Facebook questa nota; che con il suo permesso riporto.

Emanuela CanepaGiulio Mozzi, prima di incontrarlo in carne e ossa, è stato per me come per molti un rilevante satellite orbitante nella costellazione della Repubblica delle Lettere. Se scrivi, o se vuoi scrivere, non puoi evitare prima o poi di imbatterti nel suo nome. Su di lui circolano leggende che dicono tutto e il contrario di tutto, e io per prima ho fatto esperienza diretta di come possa trasformarsi, ritengo suo malgrado, in una creatura proteiforme dell’immaginario. Anni fa l’avevo intravisto in giro, anche perché viviamo nella stessa città, Padova, seguendo alcune lezioni in rete oppure all’interno di qualche evento culturale. Il mio primo contatto diretto però è stato telefonico. Gli mandai il manoscritto de L’animale femmina e lui lo lesse pochissimo tempo prima della finale del premio Calvino. Mi telefonò alla vigilia della cerimonia. Ricordo che ero già a Torino, e che faceva un caldo maledetto. Mi disse diverse cose sul libro, e io, per quel che posso ricordare perché ero piuttosto frastornata dalla consapevolezza di essere in finale, le trovai tutte molto belle. Soprattutto però, e questo mi colpì molto, ricordo di aver pensato che era una persona gentile. Ho una debolezza assoluta per la gentilezza. Una persona gentile da me può ottenere quasi tutto.

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